Le valli del Mincio e i laghi di Mantova

LA BATTAGLIA PER UN MINCIO VIVO

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UN EQUILIBRIO DIFFICILE: https://www.youtube.com/watch?v=_rXIhuhhahw&t=1030s

 

Le Valli del Mincio sono fortemente minacciate da 3 fattori che si intrecciano e sommandosi stanno lentamente mettendo in crisi di questo patrimonio naturale che esiste da più di 800 anni.

1° Fattore

IL DEFLUSSO MINIMO VITALE (DMV) o DEFLUSSO ECOLOGICO (DE)

Questo parametro indica la portata che, in un corso d’acqua, deve essere presente a valle delle ricezioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati.

La determinazione del DMV o DE

La sperimentazione finanziata con un contributo di Regione Lombardia e attuata sul Mincio nel biennio 2011-2013, se prolungata al terzo anno, avrebbe potuto definire una volta per tutte i parametri per ottenere il DMV del Mincio. Ma la mancanza di fondi per il terzo anno l’ha purtroppo interrotta.

Nel filmato allegato si fa accenno alla richiesta e all’ottenimento da parte di alcune associazioni fra cui la Condotta Slow Food, di un contributo di € 100.000 della Regione Lombardia attraverso il quale portare a termine la sperimentazione interrotta. Il contributo è stato consegnato al Parco Del Mincio il quale purtroppo ha deciso di utilizzarlo per altri scopi. In tal modo il DMV ancora una volta non verrà determinato. A questo punto appare chiaro che i poteri forti che gestiscono le acque del bacino non vogliono che tale parametro venga stabilito. (A pensar male si fa peccato, ma…).

2° Fattore

L’INQUINAMENTO DELLE ACQUE

Il territorio che si stende alla destra del Mincio nel tratto in cui percorre l’Alto Mantovano è contraddistinto da un fitto reticolo di corsi d’acqua minori che si collega con i più importanti Seriola Piubega e Marchionale, Vaso Gozzolina, l’Osone, lo Zenerato, il Caldone, il Goldone, ecc. Due di questi il Goldone e l’Osone si immettono nel Mincio il primo all’altezza di Rivalta, il secondo all’altezza di Curtatone portando al Mincio acque fortemente inquinate per le deiezioni degli allevamenti intensivi soprattutto suini, per il versamento di fertilizzanti, erbicidi e fitofarmaci, per il malfunzionamento o l’assenza di impianti civili di depurazione, per i fanghi provocati dal crollo delle rive dei fossi ormai senza siepi riparie.

Queste due fonti di inquinamento si sommano a quella più a monte dell’impianto di depurazione dei paesi gardesani. (Nella foto l’Osone immette le sue acque, con evidenza inquinate, nelle Valli)

3° Fattore

LA MANCATA COLTIVAZIONE DELLA VALLE

La comunità di Rivalta viveva della raccolta delle canne, del carice, di pesca. Poi, quando il mercato delle canne e del carice è andato in crisi (anni ‘80) la palude è stata abbandonata. Quando la valle era coltivata, le canne venivano raccolte e le stoppie bruciate, per favorire la ricrescita. I canali erano tenuti puliti e la buona circolazione dell’acqua ossigenava le piante e gli animali. Il diminuito deflusso dell’acqua (ora il livello dell’acqua è mezzo metro più basso), l’abbandono della coltivazione delle canne e del carice stanno progressivamente prosciugando le Valli e i canneti e i cariceti sono in sofferenza. I proprietari interessati a coltivazioni più redditizie tengono un atteggiamento passivo, nonostante venga loro assegnata la somma di €450 per ogni ettaro per la gestione dei canneti, dei cariceti e dei molinieti attraverso la sommersione, dove possibile e il taglio e l’asportazione dei vegetali oltre alla pulizia dei canali. Altri €500 euro per ettaro vengono assegnati come indennità per il mancato reddito. Nonostante questi cospicui pubblici contributi i lavori non sempre vengono realizzati e la zona umida si sta velocemente prosciugando e trasformando in campi coltivati in modo convenzionale